Il fondatore di Facebook, Mark Zuckerberg, ha annunciato l’arrivo di nuovi tool per combattere la disinformazione o, per meglio dire, le bufale. Ma qual è la situazione che ha aiutato il social network più diffuso al mondo a trasformarsi in terreno fertile per chi vuole fare disinformazione?
In Italia circa il 70% della popolazione è analfabeta funzionale: questo significa che è tecnicamente in grado di scrivere e leggere ma difficilmente riesce a capire e processare l’informazione. Sette italiani su dieci sarebbero incapaci di leggere un contratto d’affitto o una polizza assicurativa e la situazione non migliora se si considerano le abilità numeriche o di problem solving.
Secondo il Rapporto nazionale sulle Competenze degli Adulti redatto da ISFOL nel 2014, che prende in considerazione 24 paesi UE, gli italiani sono i più colpiti dall’analfabetismo funzionale, nettamente sotto la media OCSE. Provano a risollevare le sorti del Belpaese giovani e donne (che hanno ottenuto risultati migliori), proprio quelle categorie che, in Italia, faticano ad emergere e farsi strada a livello lavorativo, sociale e politico.
In questo quadro disastrato, nel quale il 70% delle persone non possiedono le abilità per elaborare correttamente le informazioni, troviamo quasi il 50% della popolazione italiana (27 milioni di individui) classificata come utenza attiva su facebook.
Profetiche le parole pronunciate da Umberto Eco in occasione del conferimento della laurea honoris causa in Comunicazione e Cultura dei media nel 2015: “I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel. È l’invasione degli imbecilli. La tv aveva promosso lo scemo del villaggio rispetto al quale lo spettatore si sentiva superiore. Il dramma di Internet è che ha promosso lo scemo del villaggio a portatore di verità“
Stando così le cose, proprio come sosteneva il letterato, ad una bufala viene data la stessa rilevanza e visibilità che hanno le notizie reali. Il patron del colosso social ha annunciato l’inserimento di un nuovo pulsante grazie al quale sarà possibile per gli utenti segnalare delle potenziali bufale pubblicate sulla piattaforma. I link segnalati più volte saranno analizzati e, se ritenuti bufale, verranno pesantemente penalizzati nel news feed (avranno meno visibilità e non sarà possibile sponsorizzarli).
“Non scriviamo le notizie che leggete e condividete, ma riconosciamo che siamo molto di più di un distributore di contenuti. Siamo una nuova piattaforma per il dibattito pubblico”. Questa la dichiarazione di Zuckerberg che, a seguito dei vari errori commessi negli ultimi mesi in tema di metriche, vuole disperatamente recuperare credito e credibilità.
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