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Città italiane: Padova, la città dei tre senza

L’ispirazione la si può trovare ovunque, da chiunque e da qualsiasi cosa. Nuove riflessioni possono nascere dalla poetica di un autore, da un quadro, da uno strumento antico o da una città. Emblemi dei percorsi storici che le hanno attraversate, le città italiane nascondono sempre preziosi spunti per pensare, per conoscere, per imparare. Visitare una città è come ascoltare una storia fatta di persone, di regni, di religioni, di consuetudini, di movimenti, di arte e tanto ancora.

Padova è detta la città dei tre senza: un Santo senza nome, un prato senza erba, un caffè senza porte.

Il Santo senza nome in realtà un nome l’aveva, Sant’Antonio da Padova, ma è chiamato da tutti solamente “il Santo” tanto è che la Basilica a lui dedicata è detta “Basilica del Santo” e la piazza antistante è Piazza del Santo.

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Basilica del Santo

Il prato senza erba, che oggi l’erba ce l’ha, è Prato della Valle: la maestosa piazza (una delle più grandi d’Europa) è stata per anni un terreno paludoso, continuamente funestato da alluvioni fino al compimento dell’opera di bonifica e riqualificazione operata da Andrea Memmo nel ‘700. La piazza era, già nell’antichità, chiamata “pratum” (ovvero ampio mercato), nonostante l’erba – insieme agli alberi, i ponti, gli obelischi, le statue, l’isola memmia, la fontana e tanto altro – non ci fosse.

Prato della Valle

Quando mi sono trovata davanti al celeberrimo Caffè Pedrocchi di Padova sono rimasta delusa, le porte c’erano (due!!!) ed erano anche parecchio pesanti. Il locale infatti era detto “senza porte” per il semplice fatto che non chiudeva mai. Da quando nell’800 è stato costruito, il Caffè Pedrocchi è stato luogo di ritrovo per intellettuali ventiquattrore su ventiquattro, almeno fino al 1916 quando, a causa del pericolo austriaco, cominciò ad abbassare le serrande durante la notte.

Il caffè Pedrocchi alla menta
Il caffè Pedrocchi alla menta
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