Ricorre oggi, 5 dicembre 2016, il terzo anniversario di morte di Nelson Mandela, uno dei più grandi leader del XX secolo. Simbolo di uguaglianza, unione e lotta contro il razzismo, Mandela fu il primo Presidente di colore della nazione del Sudafrica per la quale pose le basi di una società fondata sulla libertà e sulla democrazia per tutti.
Quello di Mandela fu un lungo percorso iniziato con gli anni di lotta nell’ANC – Il Congresso Nazionale Africano (African National Congress) – che è oggi il più importante partito politico sudafricano, ininterrottamente al governo del Paese dal 1994 ad oggi.
Fondato nel 1912 con lo scopo di difendere i diritti della popolazione nera sudafricana, il partito era inizialmente caratterizzato da un marcato impegno per la non violenza; il giovane Mandela vi aderì nel 1942. Dopo la vittoria nel 1948 del Partito Nazionale, autore di una politica pro-apartheid di segregazione razziale, Mandela si distinse nella campagna di resistenza del 1952 organizzata dall’ANC basata su boicottaggi e scioperi. Nel 1960, dopo l’uccisione di manifestanti disarmati a Sharpeville e la successiva interdizione dell’ANC e di altri gruppi anti-apartheid, Mandela appoggiò la scelta della lotta armata.
Diventato comandante dell’ala armata Umkhonto we Sizwe dell’ANC (“Lancia della nazione”, o MK) nel 1961, Mandela coordinò la campagna di sabotaggio contro l’esercito governativo ed elaborò piani per una possibile guerriglia con l’obiettivo di porre fine all’apartheid. Nell’agosto del 1962 fu arrestato dalla polizia sudafricana e incarcerato per 27 anni. Tra gli anni 70 e 80 l’ANC continuò la sua lotta armata causando anche vittime. In quegli anni di prigionia Mandela divenne il simbolo della lotta contro il razzismo e l’apartheid nel mondo. Nel 1980 riuscì a spedire un manifesto all’ANC che recitava “Unitevi! Mobilitatevi! Lottate! Tra l’incudine delle azioni di massa e il martello della lotta armata dobbiamo annientare l’apartheid!”
Mandela, liberato l’11 febbraio del 1990 grazie alle crescenti proteste dell’ANC e alle pressioni della comunità internazionale, decise di abbandonare la strategia violenta e vendicativa in favore di un processo di riconciliazione e pacificazione. Divenuto libero cittadino e Presidente dell’ANC concorse nel 1994 contro De Klerk per la carica di Presidente del Sudafrica e vinse, diventando il primo capo di stato di colore. De Klerk fu nominato vice presidente.
“Dall’esperienza di una terribile catastrofe umana [l’apartheid], che troppo a lungo si è protratta, deve nascere una società di cui l’umanità intera sarà fiera.. è giunta l’ora di guarire le ferite. È arrivato il momento di colmare l’abisso che ci divide. È tempo di costruire”

Mandela guidò la transizione dal vecchio regime basato sull’apartheid alla democrazia, guadagnandosi il rispetto mondiale per il suo sostegno alla riconciliazione nazionale e internazionale. Pochi anni dopo il suo insediamento alla presidenza (che si protrarrà fino al 1999) Mandela disse: “Il Sudafrica è un’icona mondiale dell’universalità dei diritti umani, della speranza, della pace e della riconciliazione”.