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Italia: siamo in salute ma non siamo felici

Il Global Health Index, pubblicato pochi giorni fa da Bloomberg, proclama gli italiani popolo più sano al mondo (sui 163 Paesi considerati) ma, allo stesso tempo, il World Happiness Report 2017 ci classifica come tristi (l’Italia è solo 48esima nella classifica della felicità che prende in esame 155 Paesi).

Le ricette sulle tavole italiane – La classifica stilata da Bloomberg, che ci vede primi nel mondo, si basa su diversi fattori per misurare lo stato di salute degli abitanti di una nazione:  vita media, nutrizione, salute mentale e fattori di rischio come ad esempio  fumo o pressione sanguigna alta.

Bloomberg.com riporta la motivazione principale di questa vittoria tutta italiana: il cibo. Siamo sani perché mangiamo sano. Nonostante la crisi economica, la domanda di alimenti freschi e di qualità è in continua ascesa, consumiamo molta più frutta e verdura di altre popolazioni e traiamo beneficio dall’olio d’oliva utilizzato come grasso principale nella dieta.

Bruschetta con aglio e olio d'oliva

Negli ultimi anni poi, a quelle che erano le abitudini salutari ereditate dalla dieta mediterranea tradizionale, si è aggiunto il nuovo stile di consumo dei millennials, i nati tra la metà degli anni 80 e i primi anni 2000, caratterizzato da attenzione a provenienza, produzione e impatto su ambiente e salute degli alimenti.

E la ricetta della felicità.. – La musica cambia se ad essere preso in esame è il livello di felicità degli italiani. Abbiamo esportato e fatto apprezzare la nostra cucina in tutto il mondo ma ancora non abbiamo scoperto la ricetta della felicità che, secondo il World Happiness Report 2017 redatto dal Sustainable Development Solutions Network su iniziativa delle Nazioni Unite, si basa su sei ingredienti principali: il pil procapite, la speranza di vita e di salute, il supporto sociale, la libertà di scelta, la generosità e la fiducia nel governo e nell’economia.

Siamo il popolo europeo che ha visto un “crollo di felicità” più netto negli ultimi dieci anni e i maggiori responsabili sono la percezione di non poter scegliere liberamente e la mancanza di fiducia nel governo e nell’economia. Prima nella classifica della felicità la Norvegia (che quest’anno ha soffiato il posto alla Danimarca) dove gli abitanti hanno fiducia nell’amministrazione e ben sperano nel futuro con la convinzione che, in caso di bisogno, avranno qualcuno vicino.

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Papa Francesco in Piazza Duomo a Milano (LaPresse)

La ricerca della felicità nel Belpaese è diventata da anni un tema ricorrente e rilevante, a tal punto da spingere il gruppo di ricerca Voices from the Blogs a sviluppare un sistema di misurazione chiamato iHappy. L’analisi, iniziata nel 2012 e basata sui post condivisi dagli utenti di Twitter, rileva un trend negativo a partire dal 2014 con alcuni picchi di “positività” dettati dagli eventi. Basti pensare al balzo di Milano che, nel week end di visita di Papa Francesco, è volata in prima posizione nella classifica delle città felici di iHappy.

Per scoprire i principi base della Psicologia e i padri della scienza psicologica consigliamo la lettura di questi testi di base:

Introduzione alla psicologia
Esperimenti di Psicologia
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“Vegano” tra le parole più cercate nel 2016 su Google

Vegano? Vegetariano? Pescetariano? O fruttariano? Gli stili di vita che legano etica ed alimentazione sono tantissimi ma quello che più incuriosisce è il veganismo. Vegan Society ne da una definizione molto chiara: “La parola veganismo descrive una filosofia di vita che esclude – per quanto possibile – ogni forma di sfruttamento e crudeltà contro gli animali per alimentarsi, vestirsi o per qualsiasi altro scopo”.

Il vegano non mangia nessun animale ne si alimenta dei derivati animali. Per derivati si intendono quei prodotti che causano (o possono causare) sofferenza e sfruttamento degli animali.

Il vegano non mangia:

carne: bianca, rossa, cruda, cotta, di pesce, di insetto, di umano e di qualsiasi altro tipo.

pesce: so di averlo già scritto ma in troppi differenziano tra carne di pesce e carne di tutti gli altri animali, quindi meglio specificare.

uova: la “produzione” di uova sottopone le galline (e i pulcini maschi) a sevizie e morte precoce, di conseguenza il vegano non ne consuma.

latte e latticini: oltre al fatto che un mammifero non dovrebbe cibarsi di latte dopo lo svezzamento (soprattutto se proveniente da una mamma di un’altra specie animale), questi prodotti causano sofferenze ai cuccioli (che rimangono senza cibo e devono anticipare lo svezzamento) e alle mamme (che vengono ingravidate continuamente per poter dare latte oltre i limiti naturali).

Miele: i vegani ritengono che la produzione di miele implichi lo sfruttamento e la sottrazione di cibo alle api.

Il vegano mangia: la lista è troppo lunga, ma per rassicurare i curiosi del fatto che i vegani non si cibano solo di verdure vi fornirò qualche esempio.

verdure: tutte.

frutta: tutta.

legumi: tutti.

cereali: tutti.

grassi: tutti i tipi di olio, margarina e i grassi della frutta (ad esempio avocado e datteri)

quelle cose strane mai sentite nominare (ma che trovi sullo scaffale del supermercato sotto casa): tofu, seitan, tempeh, miglio, alghe, soia (latte, yogurt, formaggi e tanto altro), germogli di ogni genere, miso, lievito in scaglie, semi di canapa etc. etc..

veg

Pensate alla cucina tradizionale italiana (la migliore del mondo), molti dei piatti che propone sono vegetariani ed alcuni sono del tutto vegan. Qualche esempio: pesto genovese, ribollita toscana, carciofi alla romana, pasta e fagioli, orecchiette e cime di rapa pugliesi, caponata siciliana, polenta e funghi lombarda, pasta aglio, olio e peperoncino.

 

I Supercibi che non ti aspetti: proteine e grassi vegetali

Quanti di noi, tra vegetariani e vegani, si son sentiti dire “ma le proteine dove le prendi?!”? Tutti. E tutti conosciamo la risposta?

Negli ultimi anni si è imposto il concetto di supercibo ovvero quell’alimento che, da solo, contiene diversi nutrienti molto utili per l’organismo. La maggior parte di questi supercibi sono di origine vegetale e facilmente reperibili nella grande distribuzione o nei negozietti bio che si trovano ormai ovunque.

1 – LE MANDORLE: partiamo dalle cose semplici, le mandorle, come tutta la frutta secca, sono caratterizzate da un alto contenuto proteico (22g per 100g ovvero quasi quante ne ha il petto di pollo). Le mandorle sono ricche di omega 3, manganese, vitamina E, magnesio e triptofano, il che le rende ottime alleate contro il colesterolo.

2- L’ALGA SPIRULINA: chi avrebbe mai potuto sospettare che una delle fonti più concentrate di proteine potesse essere un alga? Con il suo contenuto proteico tra i 55 e i 70gr per 100gr, la spirulina regala oltre il doppio di proteine della tanto osannata  – giusto per citarne una – carne di cavallo (circa 28gr).  Quest’alga è anche ricca di amminoacidi facilmente assimilabili, di omega 3 e 6 che aiutano a proteggere il sistema immunitario e combattono i radicali liberi, di vitamine e calcio (contiene circa 25 volte la quantità di calcio che troviamo nel latte).

3 – I SEMI DI CANAPA: grazie al loro straordinario contenuto di amminoacidi essenziali (leucina, isoleucina, fenilalanina, lisina, metionina, treonina, triptofano e valina) questi semi sono considerati un alimento completo dal punto di vista proteico. Contengono 20 gr di proteine per 100gr oltre ad acidi grassi polinsaturi e omega 3 utili contro colesterolo e trigliceridi alti.

4 – L’AVOCADO: questo frutto è costituito per l’80% da grassi salubri e per il 15% da proteine. Contiene tutti e 18 gli amminoacidi essenziali e generose dosi di acidi monoinsaturi salutari ed acidi grassi essenziali. Anche in questo caso si ha un’azione anticolesterolo molto marcata e, in aggiunta, l’avocado si rivela essere molto utile per il controllo degli zuccheri nel sangue e quindi un supercibo per diabetici e non.

5 – L’OLIO EXTRAVERGINE DI OLIVA: chiudiamo in semplicità parlando di un alimento che in Italia non manca sulla tavola di nessuno. L’olio EVO è ricco di fenoli, sostanze antiossidanti ed antinfiammatorie, e di acidi grassi monoinsaturi anticolesterolo (73gr per 100gr di olio). Per preservarne le proprietà, è consigliato consumare l’olio extravergine di oliva a crudo.

Cucina crudista: gusto e salute

Declinazione del veganesimo, la scelta crudista può essere considerata  sotto diversi aspetti, in questo breve articolo vorrei concentrarmi sulla cucina raw vegan e le sue meraviglie. Coloratissimo, semplice, nutriente e disintossicante, il crudismo mi è stato presentato da Marzia Riva, docente di cucina vegana.

Come si può facilmente intuire dal nome, la cucina crudista non prevede la cottura degli alimenti (solo in alcuni casi e mai oltre i 40°) ma li tratta con maggiore rispetto e mantenendo inalterate le proprietà nutritive, gli enzimi, le vitamine e i sali minerali. In alternativa alla cottura i cibi vengono trasformati con diverse tecniche: germogliazione, fermentazione, marinatura, disidratazione. Gli alimenti che compongono la dieta crudista sono per lo più frutta, verdura (in particolare a foglia verde), semi oleosi, germogli, frutta secca e condimenti (ovviamente in primo piano l’olio d’oliva pressato a freddo).

Burger di funghi portobello e verdure fermentate
Burger di funghi portobello e verdure fermentate

 

Come per ogni cambiamento che affrontiamo, è consigliabile procedere per gradi,un organismo abituato a mangiare cibi trattati potrebbe reagire duramente a una conversione repentina all’alimentazione crudista, regina della disintossicazione. Ma proprio il potere detossinante del raw food è uno dei caratteri che rende questo stile di cucina così interessante: rincorriamo la bellezza e la salute spendendo soldi in macchinari (in questo momento potrei citare la moda degli estrattori) e poi consumiamo zucchero, coloranti, additivi come se non ci fosse un domani. Il consiglio che mi è stato dato è di introdurre un pasto crudista ogni giorno e, cito testualmente, “Non fare la talebana” (tradotto: niente estremismi).

Piramide crudista

La cucina crudista ha una sua piramide alimentare, di fondamentale importanza sono gli ingredienti basic e nutrienti che ritroviamo in diverse ricette: avocado, anacardi e datteri. Meno utilizzati sulle nostre tavole, altri degli alimenti principe del crudismo sono le alghe e i germogli, supercibi ricchissimi di vitamine e Sali minerali. Mi hanno molto colpito i germogli, indicati per gli sportivi e per chiunque necessiti di molta energia, hanno contenuti vitaminici strabilianti (fino a tre volte in più di quelli presenti nella pianta adulta) e proprietà anticancerogene.

Durante il corso tenuto da Marzia Riva abbiamo preparato diversi piatti, ho così scoperto che il raw food è anche incredibilmente semplice da preparare e gustoso da mangiare! I dolci in particolare mi hanno stupita e conquistata (così come sono stati molto apprezzati dagli amici e parenti – onnivori – che ho usato come cavie in alcune cene dopo il corso). Uno su tutti, il mio dolce preferito, i tartufi crudisti: deliziose palline di frutta secca, cacao crudo, cannella e datteri.

Pomodorini ripieni, barchette di belga, cous cous di mare, torta di frutta e tartufi crudisti
Pomodorini ripieni, barchette di belga, cous cous di mare, torta di frutta e tartufi crudisti

 

Vorrei ringraziare Marzia Riva, che potete conoscere meglio visitando il suo portale di cucina La Taverna degli Arna  e Yael Reuveni dello Spazio culturale  MY G che ha ospitato il corso.

Il primo post

Chiunque abbia mai tentato la dura e ambita strada del blogger sa quanto sia difficile scrivere il primo post. L’incertezza deriva da una serie di ragioni e dubbi che attanagliano la mente del povero novello blogger, in primis: agli altri che gli frega?!

Per uscire dall’ovvio e dal gergale, vorrei dedicare questo primo post al motivo per il quale ad altre persone dovrebbe importare di seguire questo blog: l’informazione.

L’informazione che si intende fornire agli utenti è:

  • SINCERA: non vi sarà mai detto che il cielo non è blu
  • OPEN MINDED: vi hanno mai spiegato che il cielo non è blu ma lo vediamo così a causa della rifrazione della luce del sole nell’atmosfera terrestre?
  • DIRETTA: non troverete mai giri di parole incomprensibili e strani post prefabbricati per vendervi qualcosa
  • CRITICA: potersi permettere di criticare qualcosa vuol dire conoscerla a fondo e dunque il fine ultimo dell’informazione è la critica

Il primo post di un blog deve inevitabilmente far pensare chi lo legge, attirare la sua attenzione, rimanere impresso nella mente. Il primo post deve essere accattivante ma ben indicizzato, diretto ma articolato ed, oltre a tutto ciò, il primo post deve contenere ciò che sul web cattura di più:

#POLITICA – potrà anche capitare che se ne parli.

renzi

#CUCINA – ne parleremo tranquilli, ma solo se buona, sana e vegetariana.

cucina

#GATTINI – no, mi rifiuto categoricamente.

gattini