Live Wine 2017: vini artigianali, naturali, biologici e biodinamici

Gli eventi dedicati ai prodotti biologici si sono, negli ultimi anni, moltiplicati. A Milano, capitale dell’innovazione, del lifestyle e di tutto ciò che fa tendenza, si è svolto durante lo scorso week end – 18 e 19 febbraio al Palazzo del Ghiaccio – Live Wine: la fiera internazionale del vino artigianale.

Dedicato agli operatori del settore, agli appassionati eruditi del tema e a possibili e probabili compratori, l’evento è stato caratterizzato da un’aura di sobrietà (potrebbe sembrare una battuta), professionalità e competenza. Da cultrice di enologia di livello più che amatoriale – nonostante le parentele eccelse in Franciacorta che producono Millesimato per ristoranti stellati – mi son sentita circondata da persone sapienti, veri conoscitori del prodotto e della sua storia, delle tecniche e della passione che alberga in chi lavora la terra.

Particolarmente attrattivo è stato il concetto di vino naturale che “si prefigge di indicare un vino prodotto in modo rispettoso dell’ambiente e salutare per chi lo consuma; ma anche, di conseguenza, di qualità superiore e ben connotato gustativamente”. La definizione è tratta da “Vini Naturali. Che cosa sono?” di Samuel Cogliati (Possibilia Editore). Parlando di vino naturale con i produttori in fiera (oltre 150 da tutta Italia e da molte regioni d’Europa) ho scoperto che in molti si stanno interessando negli ultimi anni alle certificazioni biologiche ma anche che, alcuni di loro, sviluppano da molto tempo i propri prodotti seguendo le regole del bio senza interessarsi alle certificazioni (ritenute spesso troppo costose).

Dalla vendemmia del 2012 i produttori possono indicare in etichetta che un vino è biologico qualora seguano le pratiche di agricoltura biologica in vigna ed in cantina secondo le indicazioni contenute nel regolamento europeo che vieta l’utilizzo di alcune sostanze e di alcune pratiche. Sono vietate le sostanze di derivazione chimica ma concesse quelle di origine animale, minerale o vegetale (ad esempio la gomma arabica, la colla di pesce, la caseina, l’albumina, la bentonite, la perlite ed altre materie prime di origine biologica). In particolare viene imposto un limite riguardo quantità di solfiti nei vini rossi ad un massimo di 100 mg/l e nei vini bianchi ad un massimo di 150 mg/l.

L’agricoltura biodinamica è basata sulla relazione tra le energie del terreno, degli esseri viventi e cosmiche. Ammette unicamente concimi prodotti da aziende biologiche o biodinamiche certificate e concimi organici, gli insetti dannosi si contrastano con mezzi meccanici, repellenti non chimici o ricorrendo alla lotta integrata con insetti utili, il limite per l’utilizzo solfiti è di 70 mg/L per i vini rossi, 90 mg/L per i rosati ed i bianchi secchi e 60 mg/L per i vini spumanti e quelli frizzanti.

Tra i vini (e le filosofie di produzione raccontate) che più ho apprezzato in fiera:

Il Grignolino “Anarchico” dell’Azienda Agricola Morando Silvio, un rosso strutturato con una sua storia personale: il nome di questo vino è ispirato alla rivoluzione spagnola d’ideale anarchico degli anni 30.

Il Colfondo Anfora Vino bianco frizzante “sur lie” di Casa Belfi, prodotto con metodo biodinamico, affinato in anfora e non filtrato.

Il Secondome bianco e rosso biologico dell’Azienda Agricola Ferraro Maurizio, presentato in anteprima al Live Wine con il motto “Ne foeder moriar” che significa: crediamo in ciò che facciamo e che non siamo disposti a scendere a compromessi per nessuna ragione! La natura va accompagnata, nè controllata, nè gestita.

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